CAMMINANDO SI APRE CAMMINO...
 

I ragazzi e le ragazze vicini alle Comunità di Base si sono riuniti per il quarto “camp” dal 2 al 5 settembre 2004, vicino Velletri. Dopo aver vissuto insieme per quattro anni esperienze che ci hanno fatto discutere e interessare, quest’anno il tema del campo è stato “Camminando si apre cammino”, incentrando quindi le nostre riflessioni sul percorso fatto e su quello da farsi, come anche sulla strada come metafora di vita.

Gli incontri sono stati supportati da coordinatori e mediatori, alcuni dei quali ci hanno portato le loro esperienze per condividerle, come è giusto fare in ogni comunità che si rispetti. Così abbiamo parlato della strada che rappresenta metaforicamente la vita, ma che anche in senso stretto è luogo di incontro e crescita. Fra canzoni, film, testi biblici e, naturalmente, esperienze reali, abbiamo imparato quanto la “strada” possa offrirci, al di là dei muri dietro i quali ci rifugiamo e grazie ai quali scappiamo dalla realtà.

Innanzi tutto abbiamo riflettuto sul tema del viaggio, grazie al film da poco uscito I diari della motocicletta, sulla gioventù di Che Guevara, quando ancora era semplicemente “el Fuser”. Il film, più che sulla figura del guerrigliero ci ha fatto comprendere come in realtà sia la scoperta di cose nuove a far cambiare una persona, la conoscenza quindi, anche e soprattutto quella della sofferenza. E la sofferenza non può che farci pensare a quante cose si possano trovare lungo il proprio percorso e che magari ignoriamo: barboni, prostitute, zingari…Quante volte abbiamo visto qualcuno che non vive che con un centesimo delle nostre risorse? Ma quante volte abbiamo aiutato, o anche solo ascoltato quella persona? Certo, qualcuno che si occupa di chi vive ai margini delle nostre strade e della nostra società c’è, e proprio con una di queste persone abbiamo parlato per farci un’idea più chiara del nostro mondo: Patrizia Pellini. Questa donna ha dedicato tutta la vita a chi vive senza essere visto, come Rom e prostitute. Anche l’incontro che abbiamo tenuto con lei è stato molto bello e utile.

Infine abbiamo parlato di Gesù, del suo modo di vedere e vivere la strada. Infatti grazie a Giovanni Franzoni, abbiamo compreso come il suo occhio fosse rivolto agli oppressi più che ai ricchi, ai peccatori più che ai santi. Perché, come quel padre che accoglie il figlio perduto a braccia aperte, così egli preferiva chi avesse smarrito la strada, ma avesse percorso sentieri per poi ritornare sul cammino, a chi criticava senza aver visto altro oltre al viale dettato dalla legge.

Fra una riflessione e l’altra, c’è stato il tempo per conoscersi e decidere, magari, di percorrere ancora una parte di strada insieme. E la decisione è stata anche che chi abbia vissuto questa esperienza non concluda con essa il proprio cammino, ma lo continui, affiancandosi anche ad altre realtà per portare fuori dalla casa la propria conoscenza, scendere in piazza e vivere in una vera e propria “ecclesia”.

Alice Corte

in alto

Valid XHTML 1.0 Transitional   Valid CSS!   creative commons